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giovedì 7 marzo 2013

Interessi sugli interessi: a Palermo banche condannate

Le banche in genere, e nel caso quelle italiane, vengono spesso equiparate agli "usurai": si da il caso che alcune volte questo è proprio reale. Il caso viene sollevato a Palermo, dove la Monte Paschi di Siena e la Unicredit sono state condannate a pagare i clienti che hanno dimostrato di avere subito una forma di usura da parte di questi istituti. A dimostrare questa tesi è stato l'imprenditore e artigiano Nino Parrucca, titolare di una famosa fabbrica di ceramiche che, nel 2007, aveva avuto un'apertura di credito dalla Monte Paschi di Siena: l'imprenditore ha dimostrato che i tassi di interesse applicati superavano i limiti previsti dalla legge. Infatti, l'imprenditore, per potere pagare i saldi negativi del conto corrente dovuti al calcolo dei tassi e degli interessi, e per coprire un debito inferiore ai 100 mila euro, eveva dovuto contrarre un altro finanziamento. Il debito si è poi rivelato inesistente, ma questa situazione aveva costretto Parrucca a convertire i contratti dei dipendenti da tempo pieno a parziale ed a rinunciare alle fiere ed alle manifestazioni che garantivano la promozione della propria azienda, con conseguente danno.  A tal proposito, il giudice della terza sezione del tribunale di Palermo, ha ordinato ad un perito di fare degli accertamenti in merito, valutando se effettivamente i tassi e le commissioni di massimo scoperto applicate ai debiti di Parrucca siano stati usurari.  Il giudice ha così condannato la Monte Paschi a risarcire Parrucca per un importo di 61 mila euro, a fronte dei 95 mila che invece avrebbe dovuto incassare dall'imprenditore. Un ribaltone, questo, che conferma la tesi di molti cittadini che pensano e dicono di essere soggetti ad usura da parte delle banche, quando queste elargiscono del credito. Sempre a Palermo il caso di una coppia di anziani  contro Unicredit. Questo caso è stato sottoposto alla Terza sezione della Corte d'Appello di Palermo, ma non riguarda l'usura, almeno non nel senso stretto della parola, ma piuttosto "l'anatocismo bancario", ossia la capitalizzazione degli interessi su un capitale, in pratica il calcolo degli interessi sugli interessi. I due coniugi avevano un debito presso la ex Sicilcassa, poi integrata al Banco di Sicilia e Unicredit, di 112 milioni di lire nel dicembre 1996, ma a distanza di anni si sono ritrovati ad incassare da Unicredit ben 127 mila euro. Le banche pagano la propria ingordigia. 
I giudici sembra che scendano sempre più in campo in merito alle questioi dei tassi debitori, della tutela dei consumatori ed anche per ciò che concerne la presunta usura bancaria. Ben vengano questi episodi di denuncia poichè possono essere stimolo affinchè si  scoprano altri casi simili. 
E voi, siete sicuri di non essere stati raggirati dalla vostra banca? Provate a chiedervelo.




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